MULTE PER MANCATA COMUNICAZIONE PREZZI

È dei giorni scorsi la notizia – comunicata direttamente dalla GUARDIA DI FINANZA e ripresa sia su QUOTIDIANO ENERGIA che su STAFFETTA QUOTIDIANA – dei controlli effettuati su quindici distributori di carburanti della provincia di Cosenza e che hanno prodotto dodici provvedimenti di comminazione di sanzioni per la mancata osservanza dell’obbligo della comunicazione dei prezzi all’Osservatorio del Ministero dello sviluppo economico.

L’entità della sanzione comminata va da un minimo di 500,00 ad un massimo di 3.000,00 euro, ed ancorché, per effetto dell’articolo 16 della legge 689/1981, sussista la possibilità del pagamento in misura ridotta pari al doppio del minimo edittale ovvero ad un terzo del massimo edittale – nella soluzione più favorevole all’oblatore -, sarà bene ricordare che 1.000,00 euro di sanzione per omessa comunicazione sono l’equivalente del margine medio del gestore su quasi 28.600 litri di erogato, o, volendo, sul 2 % delle vendite medie annue di un impianto della rete italiana.

L’obbligo essendo ormai in vigore almeno sin dal 16.09.2013 [così per l’ultima fascia tenuta ad adeguarsi, antecedentemente per le altre], non è certo lecito aspettarsi che chi è tenuto al controllo possa «chiudere un occhio».

Tuttavia, come abbiamo svariate volte sottolineato già è quanto meno discriminante [o vogliamo dire «asimmetrico», con un termine che piace assai all’Antitrust] che il gestore [costretto ad avere un prezzo più alto per le condizioni di  acquisto che gli sono «riservate» (termine eufemistico)] sia obbligatoriamente tenuto a farsi una pubblicità negativa rispetto a chi può pubblicizzare prezzi decisamente più aggressivi [perché si tratta di un operatore indipendente, o di un operatore «disinvolto» negli acquisti, o perché si tratta di un impianto gestito in forma particolare dalla compagnia petrolifera], ma si arriva al paradosso – anche alla luce del diffondersi dell’illegalità fiscale nel settore – che si sanziona – in maniera pesante, come si è detto nel capoverso precedente – il gestore per una mancata comunicazione, mentre poi si pubblicizza sul network pubblico il risultato di prezzo che si ottiene comprando prodotto che magari non ha neppure scontato le (pesanti) imposte di legge…..

Ricordiamo, di passaggio, che è obbligatorio per i gestori di tutti gli impianti di distribuzione di carburante dell’intera rete stradale comunicare i prezzi praticati per tutte le tipologie di carburanti [benzina, gasolio, gpl e metano] e per tutte le forme di vendita [con priorità per la modalità self service, qualora attiva durante l’intero orario di apertura], e che la comunicazione deve avvenire settimanalmente, ovvero, nei casi di aumenti di prezzo, anche a cadenza giornaliera.

Di seguito, ripubblichiamo in allegato sia il testo dell’art. 51 della Legge 99/2009 che i due decreti ministeriali attuativi – DM 15.10.2010 e D.M. 17.01.2013 – che è possibile consultare ovvero scaricare cliccando col mouse sui seguenti titoli:

Legge 99_2009 e DM 17.01.2013

DM 15.10.2010

Leghiamo il tema di cui abbiamo appena parlato con quello della rete in generale: in questi giorni UNIONE PETROLIFERA ha aggiornato i dati sulla consistenza della rete – di cui si è parlato su Figisc Anisa News dal n. 28 del 27.11.2016 e anche seguenti – dettagliando anche la sua distribuzione tra le varie compagnie petrolifere e gli «altri» soggetti.

Senza dover stare a descrivere i dati – che secondo UP sono fissabili alla fine del 2015 -, essi si possono consultare nella seguente tabella:

LA RETE DISTRIBUTIVA A FINE 2015

La contabilità pertanto dice: 21mila impianti in tutto, di cui più di 17mila con marchio petrolifero e circa 3,8mila stimati per il complesso degli operatori indipendenti [no-logo, logo e GDO].

Confrontando i dati, i numeri dell’Osservaprezzi del MISE [dove, appunto, bisogna registrarsi per comunicare i prezzi come da obbligo di legge] riportavano a fine 2015 un complesso di 19.120 impianti, che, rispetto ai 21.000, sono una quota di poco superiore al 91,0 %, mancando all’appello circa 2.000 punti vendita, con una quota di presenza – registrati su esistenti – minore per gli impianti delle petrolifere [89,4 %] e assai più consistente per gli indipendenti [98,6 %].

A fine 2016, gli impianti registrati all’Osservaprezzi sono diventati quasi 20mila, con una quota di presenze del 95,2 % sul dato della rete 2015 di UP. Sono aumentati i punti vendita delle compagnie [90,6 % registrati su esistenti e oltre 200 unità in più], ma ben oltre quelli indipendenti la cui presenza arriva al 115,7 % del dato stimato da UP per la rete e 655 unità in più su fine 2015. Mancano all’appello ancora un migliaio di impianti.

Per i dati degli impianti iscritti all’Osservatorio prezzi del MISE a fine 2015 e 2016 i dati sono esposti nel seguente prospetto.

LA RETE NELL’OSSERVAPREZZI MISE

E rimane il fatto che la conoscibilità quantitativa reale della rete è ancora una chimera. Aspettando quell’anagrafe che è prevista – nel contesto della razionalizzazione infinita(mente incompiuta) – nel disegno di legge «concorrenza», di cui il Ministro Calenda dice che «lo portiamo a casa entro la primavera» [discussione sugli aggiornamenti alla Strategia Energetica permettendo]………

Nota informativa
a cura della Segreteria Nazionale FIGISC - ANISA
Piazza G. G. Belli, 2 - 00153 - Roma | Tel. +39 06 586 6351 Fax +39 06 583 31724
www.figisc.it | figisc@confcommercio.it | anisa@confcommercio.it

Confcommercio

Copyright © 2014 – All Rights Reserved. Ispirato a kopatheme.com, personalizzato da Omnia Comunicazioni