AUTOSTRADA: “RISERVA EXTRATERRITORIALE”

L’interrogazione presentata dai Senatori SANTANCHÉ e CIRIANI sui prezzi e le royalty in autostrada è stata trattata nel corso del question time all’aula del Senato nel corso della seduta pubblica n. 44 del 4 ottobre, interrogazione alla quale ha risposto il Ministro DI MAIO. Di seguito se ne pubblicano integralmente gli interventi quali riportati nel resoconto stenografico di seduta.

«GARNERO SANTANCHÉ (FdI). Signor Ministro, sono sicura che anche a lei risulterà che ci sia una consolidata e diffusa conoscenza sulla problematica dell’elevato prezzo dei carburanti e dei servizi di ristorazione lungo la rete autostradale nazionale.

Nell’arco di quindici anni, ossia dalla privatizzazione della rete, il divario tra il prezzo dei carburanti applicato lungo quella autostradale nazionale e quella stradale ordinaria era di qualche centesimo nel 2003 (cosa anche comprensibile, visto il tipo di servizio fornito, per ventiquattr’ore al giorno). Tale divario oggi è superiore e va da un minimo di 11 a un massimo di 33 centesimi ogni litro di benzina, a seconda del confronto effettuato (con il benchmark medio della rete stradale a marchio petrolifero ovvero degli operatori indipendenti, che nel linguaggio più comune vengono detti “pompe bianche“); e infatti, gli italiani, se possono, fanno a meno di fare rifornimento nelle autostrade. Si tratta di un divario talmente significativo da non potersi in alcun modo ritenere motivato da fondanti ragioni di mercato.

È noto che i concessionari delle tratte autostradali impongono agli operatori cui viene affidato il servizio di vendita royalty elevatissime – per quanto riguarda i carburanti, sui volumi erogati e, per quanto riguarda la categoria food and beverage, sui valori delle vendite – che gravano sulla formazione dei prezzi di vendita ai consumatori, rendendoli veramente sproporzionati, a confronto con quelli applicati sulla rete stradale ordinaria. Secondo stime molto prudenziali, nel quinquennio 2003-2017 l’ammontare delle royalty è stato di circa di 5 miliardi di euro e ciò si accompagna anche ad un aumento molto elevato dei nostri pedaggi autostradali che, come lei ben sa, Ministro, sono i più alti d’Europa.

Tenendo conto di tutto questo e considerando che l’imposizione delle royalty da parte dei concessionari nei termini che ho descritto sopra costituisce di fatto una modificazione peggiorativa delle condizioni, sia per quanto riguarda i consumatori, ma anche per quanto riguarda quelle aziende che operano con i rischi sulla propria pelle e sui propri investimenti, le chiedo, Ministro, quali urgenti iniziative intende adottare alla luce delle criticità evidenziate in premessa, al fine di verificare la correttezza della condotta di imporre royalty e assicurare in ogni caso condizioni di pari opportunità e di corretto ed uniforme funzionamento del mercato senza effetti distorsivi per le imprese che operano nei comparti interessati, con conseguenti penalizzazioni per gli utenti e per i consumatori che percorrono quotidianamente le tratte autostradali.

DI MAIO, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente e grazie a lei, senatrice.

Il tema della correttezza dell’imposizione di royalty nelle concessioni dei servizi autostradali, tra i quali quelli connessi ai carburanti o alla ristorazione, non può prescindere dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: si discute, infatti, della gestione delle concessioni autostradali. Il ruolo del Ministero dello sviluppo economico in questo ambito è definito con decreto interministeriale MIT-MISE del 2015, in cui è stato approvato un piano di ristrutturazione della rete delle aree di servizio autostradali che viene aggiornato ogni cinque anni e che prevede una revisione straordinaria su richiesta motivata del concessionario e del concedente solo in caso di eventi straordinari.

Per quanto riguarda le royalty, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva espresso la preferenza per la loro determinazione in valore fisso, specificando che lo si poteva fare per massimizzare i volumi di vendita e per ridurre l’impatto del canone, con contestuale diminuzione del prezzo e/o miglioramento della qualità. L’Autorità aveva anche ipotizzato un possibile sistema misto alternativo e l’adozione nei bandi di gara di meccanismi di revisione dei prezzi, in modo da consentire l’adeguamento della royalty fissa a parametri oggettivi (per esempio, la variazione di flussi di traffico sulla rete autostradale).

Stiamo lavorando insieme al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per trovare tutte le possibili soluzioni al problema. In generale, però, voglio ricordare che il nostro Governo si è impegnato a rivedere tutto il sistema delle concessioni, da quelle autostradali a quelle delle acque minerali. È diventato chiaro agli occhi di tutti, con il drammatico crollo del ponte di Genova, che il sistema attuale non funziona; non si può quindi andare avanti in questa maniera. Lo Stato deve essere più presente ed esercitare maggiori funzioni di controllo sul concessionario, in particolare quando ne va della sicurezza e della vita dei cittadini. Là dove poi ci siano stati degli abusi, è ovvio che la stessa concessione possa essere ridiscussa. Nel decreto emergenze abbiamo stabilito che la società Autostrade non ricostruirà il ponte, grazie ai poteri straordinari di cui è dotato il commissario, la cui nomina è stata ufficializzata oggi. A questo proposito, voglio fare gli auguri di buon lavoro al nuovo commissario per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova, il sindaco Marco Bucci. Adesso Governo centrale e amministrazioni locali hanno gli stessi oneri, le stesse responsabilità e una grande sfida da vincere insieme: risollevare Genova.

GARNERO SANTANCHÉ (FdI). Signor Ministro, non posso essere soddisfatta della sua risposta. Intanto mi sembra una risposta che ha molto che fare con una maniera un po’ burocratica e credo che i cittadini, che magari stanno guardando la diretta del question time, abbiano capito poco dalle sue parole. Io naturalmente, visto che vi ha fatto riferimento lei, faccio gli auguri al sindaco Bucci, il nuovo commissario, perché credo che finalmente, dopo tanto tempo, Genova e tutta l’Italia possano avere uno spiraglio di luce e il famoso ponte. Però mi dispiace dirle, signor Ministro, che nel decreto-legge emergenza nulla di quanto le ho chiesto ho visto rappresentato; invece, mi sembra che sui cittadini abbia un impatto davvero molto forte. Forse avrei dovuto chiedere al ministro Toninelli, ma lei mi risulta anche essere Vice Premier di questo Governo. Comunque, a parte le parole poco soddisfacenti, mi auguro che lei ci sappia sorprendere tutti con i fatti e le auguro buon lavoro.»

A commento, sembrano opportune alcuni brevi considerazioni, soprattutto in ordine alla risposta del Ministro Di Maio. Ovviamente sta sullo sfondo il peso della tragedia di Genova e l’emergenza dettata da tale vicenda con tutte le priorità che ne derivano.

Ma, al di là di questo aspetto, la problematica sollevata dai Senatori interroganti è, come dire, di natura permanente e riguarda l’intera rete in concessione: se il comparto autostradale, cioè, per il suo particolare regime di affidamento in concessione possa continuare a costituire una sorta di “riserva extraterritoriale” in cui, appena ci si inoltra entro i suoi confini, improvvisamente non trovano più applicazione le ordinarie regole della concorrenza tra imprese e l’uniforme accesso a beni e servizi per il consumatore, e ciò per l’effetto della imposizione di “dazi” che nulla hanno a che fare con i costi strutturali (e quindi con i prezzi) dei beni e servizi che vi vengono offerti. Ciò falsa il mercato e la concorrenza, e taglieggia il consumatore. Questo è il nodo che i Concedenti delle concessioni (lo Stato, insomma) ed i Regolatori del mercato (ovvero Antitrust) non hanno mai inteso affrontare, limitandosi a delegare a terzi una “sovranità” totale, seppur territorialmente circoscritta da un guardrail.  Se davvero, come dice il Ministro Di Maio, il Governo “si è impegnato a rivedere tutto il sistema delle concessioni” (ma altrettanto avrebbero dovuto fare i governi precedenti o dovranno fare quelli futuri), quello delle royalty non è per nulla un aspetto accessorio o marginale di tale opera di revisione, e, più che con il “sistema delle concessioni” ha a che fare con il corretto funzionamento del “mercato” per imprese e consumatori, un principio comunitario e costituzionale su cui lo Stato ha competenza primaria non suscettibile di essere delegata o derogata.  

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