FRONTE ILLEGALITÀ: FRODE IVA DA 80 MILIONI DI EURO

La Guardia di Finanza di Asti e l’Agenzia delle Dogane per la Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta scopre un giro di fatture per operazioni inesistenti nella distribuzione carburanti, per complessivi  365 milioni di euro, con evasione dell’Iva per oltre 80 milioni di euro.

Si tratta della più recente e rilevante novità dal fronte della repressione dell’illegalità del settore: l’operazione denominata, significativamente, “Under Platts”, con al centro dell’inchiesta un’azienda di Asti avente sede legale a Torino, diciotto imprese “fittizie” coinvolte, trentasei indagati, quattro arresti ed il sequestro preventivo di oltre 26 milioni di euro su conti correnti, quote societarie, beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati ed alle società coinvolte.

Come funzionava? Su volumi di oltre ben 300 milioni di litri di carburante – come riferisce STAFFETTA citando fonti degli inquirenti – proveniente da Croazia e Slovenia “è stato abbassato artificiosamente il prezzo finale ‘alla pompa’, inserendo nel ciclo di fatturazione società ‘cartiere’, amministrate da prestanomi nullatenenti, con il fine predeterminato di omettere sistematicamente il versamento dell’Iva dovuta all’Erario attraverso diversi meccanismi”. La messa in commercio,  con la frode posta in essere, che ha consentito di infiltrare nel mercato cospicui volumi di carburante “fiscalmente inquinato”, veniva effettuata sempre ad un valore sotto la quotazione giornaliera del Platts.

Il “combinato disposto” della frode  sfruttava in prima battuta la normativa fiscale degli acquisti in ambito comunitario, acquistando cioè prodotto da raffinerie slovene e croate le cui fatture arrivavano alle ditte fittizie con sede in Italia senza applicazione dell’Iva, che avrebbe dovuto essere applicata all’immissione nel territorio nazionale. “Mentre il carburante transitava dall’Est Europa in un deposito fiscale italiano, in attesa di giungere ai reali destinatari finali, le cartiere emettevano false fatture di vendita ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto dalla raffineria con l’applicazione dell’Iva. Nei successivi passaggi, grazie a un prezzo di vendita che può essere più basso di quello normale di mercato, il prodotto giungeva regolarmente alle pompe di benzina che riuscivano così a praticare prezzi più convenienti rispetto alla concorrenza, con conseguente distorsione del mercato e notevole danno per gli altri operatori del settore”, aggiunge STAFFETTA. E, per chiudere il cerchio, di conseguenza le società fittizie aumentavano il loro debito Iva nei confronti dello Stato, senza mai assolverlo.

Per ostacolare la scoperta del meccanismo fraudolento, il prodotto introdotto sul territorio nazionale veniva prelevato dal deposito fiscale in tutta regolarità, con il pagamento dell’accisa e la predisposizione della documentazione di trasporto per le autocisterne: allo stesso modo, venivano regolarmente effettuati i pagamenti in corrispondenza dei vari passaggi del prodotto. Con altro schema di frode, le società fittizie, grazie alla falsa qualifica di ‘esportatore abituale’ che ottengono con la presentazione di dichiarazioni Iva riportanti dati totalmente inventati, procedevano all’acquisto di carburante da fornitori italiani attestando l’inesistente qualifica e presentando false ‘dichiarazioni di intento’ in modo da traslare su se stesse un debito Iva” che ovviamente non sarebbe mai stato assolto. E per finire, “alcune società fittizie inserite nello schema fraudolento, sostituite sistematicamente e frequentemente da altre similari, procedevano alla distruzione di tutta la documentazione fiscale”.

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